Hamburger Vegetali VIVERA:
Ma tu non mangi neanche il prosciutto?
Cosa: Hamburger 100% vegetali
Nome: Vivera
Dove: Penny Market
Costo: 1,99€ per 2 hamburger (100 g cad.)
Giudizio: 5/5
Che se c’è una cosa che odio è il tifo, inteso come l’entusiasmo del tifoso. L’essere partigiano quando non serve. Il riempire il vuoto del tuo cranio con una ideologia qualsiasi e portarla avanti come una tifosoria, con la sciarpa dei colori della squadra del cuore.
No, perché il tifo rende scemi. E in tutto questo lo sport non c’entra.
Il senso è che ho smesso di mangiare carne da manco due anni e mi sono rotta il cazzo di dover dire perché. Tanto le ragioni sono quelle due o tre, no? Cercatevele su google.
I vegetariani-vegani stanno antipatici perché è convenzione credere, che siano dei rompicoglioni. Falso. O meglio… non tutti. Il non mangiare carne non implica l’essere tifoso o apostolo.
In tutta la mia vita, ho conosciuto parecchi vegetariani e vegani e solo uno di questi era uno spaccacazzo che voleva convertire i popoli. Però aveva tutta la mia stima perché andava dai truzzi ubriachi col pelo di cane attaccato al cappuccio, cominciava ad insultarli, prendeva le mazzate e finiva al pronto soccorso. Tipo che gli hanno spaccato il naso tre o quattro volte nell’arco di due anni. RESPECT!
Il decidere di non mangiare determinate cose, sembra compromettere le certezze e l’assioma su cui si basa la vita di un onnivoro, perché -ripeto- sono state di più le volte in cui un onnivoro abbia cercato di convincere me a mangiare carne, piuttosto che le volte che è accaduto il contrario.
Ma parliamo di queste certezze compromesse… elenchiamo una minima parte delle cose che un onnivoro medio dice/chiede ad un vegano/vegatariano medio:
– al primo posto, la più gettonata… “Ma tu non mangi neanche il prosciutto?”
– “Ma le vegane (o i vegani omosessuali) ingoiano dopo la fellatio?”
– “Ma mangiare carne rientra nella catena alimentare, come il leone che mangia la gazzella!”
-“Ma anche una carota è fatta di cellule, anche lei soffre se la tiri su dal terreno!”
– “Ma mangiare carne fa bene. Fa sangue, fa ferro, fa sesso.”
– “Gli avversari hanno comprato la partita e l’arbitro è cornuto.”
Dall’altra parte ahimé, non ce la caviamo meglio. Il vegeterianesimo, quando diventa tifo ed ideologia rende stupidi (e cattivi!) i più.
Ho visto-letto robe che mi hanno lasciato basita. Gruppi su facebook che, con una sospetta morbosità, non fanno altro che mostrare cani e gatti seviziati, torturati e denutriti. Petizioni contro il maltrattamento degli animali in Cina, che si trasformavano in ondate di preoccupante razzismo anti-cinese. Gente che augura agli onnivori di essere sbranati dai chiwawa. …e tutto questo è folle. Folle, quanto il meccanismo per cui, un hamburger vegetale, frutto di un seme che diventa pianta (in una stagione), che viene tritata e assemblata, costi mille volte in più di un hamburger di manzo, frutto di una mucca fecondata da un toro, che genera un vitello, che viene nutrito e mantenuto, che cresce (svariati anni) e poi viene ucciso e macellato e assemblato.
Cioè, non solo devo spiegare per la milionesima volta il perché della mia scelta agli altri, ma me lo devo spiegare anche a me stessa ogni volta che mi trovo davanti ad una confezione di cotolette alla milanese di soya da 5 €.
“Vale, quello che fai è giusto…” mi dico. “Sono quasi due anni, non cadere in tentazione” mi ripeto. Anche perché per me la “tentazione” non è data dall’incredibile (!) gusto della fesa del tacchino imapanata, ma dalla differenza di costo.
Ma per fortuna che ci sono gli hamburger vegatali al Penny Market, marca Vivera, costo 1,99 € per due (2) hamburger. Dimenticatevi i tristi hamburger vegetali che trovavate nel banco dei surgelati (grigini et stopposi), dimenticatevi quelle robe che vendono all’Esselunga e si sfaldano e puntano tutta sull’arroganza economica della cipolla. Qui c’abbiamo parecchia soia, la carota, il porro e la zucca! Dalla consistenza giusta, pronti in soli sei minuti, spandono nell’aere un profumino decisamente invitante.
Insomma sono buoni e costano poco. Da non considerare come un surrogato dell’hamburger di manzo, ma più che altro che altro come una roba che c’ha un’identità sua, che può essere apprezzata anche dagli onnivori senza prevaricazioni huligane da stadio.