Le trofie al pesto e le liti tra ubriachi.
Nome: Trofie “Salento” / Pesto “Sughett*” / Fagiolini “Orto Mio”
Dove: Penny Market
Costo: Trofie 0,95 € / Pesto 0,99 € / Fagiolini 0,45 €
Giudizio: 4/5
Accade senza una ragione logica che certe combinazioni di elementi possano determinare una tragedia. Oppure no. Ma non è una questione di chimica, o meccanica o comunque roba tecnica e precisa, perché a volte accade e a volte no. Cucinare per esempio o l’arte del fabbricare bombe. O metanfetamine, per esempio. Stessi ingredienti, stessa procedura, ma basta un piccolissimo elemento per mandare tutto a schifìo. Mangiare di merda o saltare in aria per esempio.
Prendiamo gli elementi innamorati+concerto+birra+macchina. Da questi elementi si potrebbero ottenere una serata bellissima o una tragedia.
Ipotesi “Vedi caro, queste sono le serate che un giorno racconteremo ai nostri figli. Se arriviamo a domani.”
Lui e lei, stanno insieme da parecchi anni e vivono insieme. La loro routine è fatta di divani, copertine, gatti o cani e serial televisivi. Lei non si fa problemi a fare la pipì con la porta aperta. Lui non nota la benché minima differenza rispetto a prima, se va dal parrucchiere. Si amano. Escono e vanno ad un concerto. Si divertono e bevono molto. Alticci prendono la macchina a notte inoltrata e vanno verso casa con il chiaro desìo di copulare, tant’è che limonano in macchina ad ogni semaforo rosso, stop o quant’altro sbandando con la macchina e rischiando di morire. Tornano a casa e sono troppo ubriachi per fare l’amore e quindi collassano a letto abbracciati ed innamorati.
Se a questa narrazione, noi introduciamo, chessò… una cassa di birra di troppo. O la sindrome premestruale, per esempio. Ecco… tutto va in vacca.
Lui e lei, stanno insieme da parecchi anni ecc. ecc. […] escono e vanno ad un concerto. Si divertono e bevono troppo. Un ubriaco molesto si mostra troppo carino nei confronti di lei. Lui (ubriaco molesto) interviene. Si sfiora la rissa. Lei, ovviamente, attacca lui perché “non ho bisogno della guardia del corpo e so badare a me stessa”. Salgono in macchina e continuano a discutere fino a tirare fuori ogni singolo presunto torto mal digerito in ordine cronologico inverso. Dal più recente al più antico. I due riusciranno a rinfacciarsi qualsiasi cosa e ad accusarsi reciprocamente dell’appartheid in Sud Africa, della Shoa e del parassita delle patate che provocò la carestia in Irlanda nella metà dell’Ottocento. Tutto questo in macchina. E più lungo sarà il tragitto, più pesante sarà il fardello di colpe reciproco. Perché lei sa che se i dinosauri si sono estinti è colpa dell’indifferenza di lui che tende a dare tutto per scontato. E allora lei, in sindrome pre-mestruale comincerà a urlare la mitologica frase: FAMMI SCENDERE DA QUESTA CAZZO DI MACCHINA. E non importa se si è in tangenziale, ci sono -20° e gira da settimane un maniaco spalmatore di sperma. Non fa niente. Da qui, dunque, l‘ipotesi FAMMI SCENDERE DA QUESTA CAZZO DI MACCHINA. ORA!!!
Stessi ingredienti. Stesse dinamiche. Ma una piccola differenza che fa oscillare pericolosamente la lancetta amore/odio.
Prendiamo il pesto, per esempio. Basilico, pinoli, olio d’oliva, formaggio grattugiato e aglio. Questi sono gli elementi e se non si dispone del tempo e della possibilità di fare il pesto fatto in casa – con tanto di mortaio perché se si usano le lame d’acciaio poi si ossida tempo zero e chi è che vuole mangiare del pesto marrò tendente al rossiccio? – bisogna imparare ad accettare il pesto industriale. L’arte del compromesso. Riconoscere per esempio che si ha troppo bevuto o si è nervosette per via degli ormoni. Che sì, è vero… il pesto industriale è fatto con gli anarcardi e non con i pinoli. E sì, è vero sa ben poco di basilico e raramente usano un olio che si possano definire tale, ma fa niente. Nessuno è perfetto e ad un certo punto bisogna aver anche il coraggio di dire BASTA e riconoscere che non ci si ricorda neanche più la ragione per cui si è cominciato a litigare. Fare la pace ovviamente. Mettendo umiltà, lucidità e autocritica quando si tratta di liti tra ubriachi e fagiolini in scatola, una patata e delle trofie simil-artigianali quando si tratta di pesto industriale.
La mia pasta al pesto, l’ho fatta con le trofie “Salento” del Penny Market (0,95 € per 500 g). Ignorate che ci sia scritto “salento” e procedete nella vostra pasta al pesto genovese. Ignorate persino la scritta “Antiche ricette salentine” come si ignorano quei cigolii e scrichicchiolii che fa la Panda (la vecchia Panda, cioè LA PANDA) senza una ragione particolare. Passeranno. Assaggiatela spesso e volentieri e non indugiate ad allungare i tempi di cottura. Non si spappolerà, anzi.. tende alla testardaggine e al non voler arrendersi all’evidenza che la ragione stia dalla parte dell’acqua di cottura bollente e salata.
Una patata. Che vabbé… è una patata che ho sbucciato e tagliato a micro-dadini e buttato nell’acqua di cottura un po’ prima delle trofie.
I fagiolini lessati in scatola ORTO MIO, sempre Penny Market (0,45 € a barattolo) famosi per il nome che per spiegabilissime ragioni, dona un piacere blasfemo nel dirlo con la giusta intonazione. ORTO MIO! Famoso anche perché sull’etichetta ha una foto di Michele Misseri. Buttati anch’essi nell’acqua di cottura insieme alle trofie per renderli più teneri.
E il pesto alla genovese SUGHETTO o SUGHETTI (0,99 €). Non ricordo il nome preciso e non riesco a decifrare l’etichetta nella foto e soprattutto non ho voglia di mettere le mani nel bidone del vetro puzzante di birra rancida.
Il risultato è dignitosissimo e può persino farci dimenticare che il pesto industriale sia il male.