Aglio condito Bontà Dell’Orto: così, per ridere.
Nome: Bontà dell’orto
Costo: 1,19 €
Dove: Todis
Giudizio: 4/5
La cosa bella del punk è che, spesso e volentieri, i gruppi che ascolti sono composti dai tuoi stessi amici. Viene insomma a mancare quella distinzione di chi sta sopra il palco e chi sta sotto. Anche perché, ancor più spesso e ancor più volentieri, nei posti in cui ci si trova per suonare o sentirli suonare, il palco non c’è. E se c’è, consiste in due bancali rubati in un cantiere e due lampadine che non fanno mai abbastanza luce.
La cosa bella dell’avere amici che suonano è che lo fanno sempre. Soprattutto se sono ubriachi. Ho visto punki coi cresti, i rasti, i chiodi e tutto il resto, struggersi cantando la Canzone del sole di Battisti o Have you ever seen the rain dei Creedence. Ho anche dei video di alcuni di loro che, con chitarra acustica e tamburello, cercano di cantare Should I stay o should I go dei Clash, dicendo “na-na-na” al posto delle strofe.
La cosa è imbarazzante. Ve lo garantisco.
Soprattutto perché si va a superare un certo limite. Limite rappresentato dall’auto-giustificazione del “lo faccio per ridere”.
Guardo i porno per ridere.
Ballo la trash per ridere.
Guardo Amici di Maria De Filippi per ridere.
Condannabile in egual misura di:
Vado in discoteca perché ci sono le fighe.
E non per questioni di presunto sessismo, giuro. È una questione di qualità. O una formalità, non ricordo più bene.
Il punto è che non sempre la consapevolezza basta per giustificare le nostre azioni. Quando si dice “C’è o ci fa”, il “farci” non può legittimare certe cose.
Io per esempio ho comprato dell’aglio dolce condito in olio di semi di girasole al Todis. Perché? L’ho fatto perché pensavo che la cosa avrebbe fatto ridere. Chi? Voi? Me? Chi mi avrebbe parlato dopo averlo mangiato?
Conosco un tizio, per esempio, che era palesemente gay, ma aveva difficoltà ad ammetterlo e allora faceva determinate cose (tipo vestirsi da donna a carnevale o andare in locali ultra-queer) per ridere.
Ed un altro che andava allo stadio e faceva i saluti romani, ascoltava i gruppi fasci e appendeva foto di Mussolini in cameretta, sempre per ridere.
Inutile dire che il primo era gay e il secondo era fascio per davvero. Mica per ridere.
Come è inutile dire che l’aglio dolce condito che ho comprato per ridere, l’ho mangiato per davvero. Mica compri qualcosa per tenerlo lì, nel frigo, e tirarlo fuori ogni tanto, per guardarlo, sghignazzare e metterlo via.
Beh, il risultato è che, così come erano gay e fasci quei miei amici, così come quando si guarda un porno si fa tutto tranne che ridere, tanto è buono l’aglio dolce condito del Todis. Perché? Intanto perché è più delicato, croccantino e ricorda il sapore delle mandorle. Si può utilizzare sia come base per cucinare (se magari si hanno ospiti che reputano indigesto l’aglio), sia come snack da aperitivo.
Evviva l’aglio dunque. Abbasso le discriminazioni sessuali.
Dedico questa rece, a mo’ di scappellotta materno, ai miei amici punki, coi chiodi i cresti e i borchi che si scusano per l’aglio nell’hummus. Non va bene. Qua bisogna iniziare a rivendicare e a lottare per la dignità dell’aglio. Siamo di fronte ad una vera e propria battaglia antispecista. Pensate che i vostri aliti di vino rosso, wiscoli e sigarette siano buoni? Perché loro sì e l’aglio no?
Dite basta! Da oggi mi faccio promotrice della militanza contro ogni forma di aglismo. Ama l’aglio odia il fascismo.