IL SOGNO DI UN HIPPY? LA FARINA DI RISO MOLINO PEILA!
MARCA: Molino Peila
DOVE: Tuodì
COSTO: 0,99 € per 500 gr.
GIUDIZIO: 5/5
Nel 1985 avevo 12 anni e c’era Video Music (poi diventato MTV): passavano un video di The Smiths, la band di Morrisey e Johnny Marr, “The boy with the thorn in his side”. La canzone mi piaceva molto, ma non abbastanza da investire la paghetta in un album degli Smiths. Avrei recuperato in seguito, ma quella volta mi accontentai di farmi passare dal fratello maggiore di un amico la cassetta dell’album “The queen is dead” per doppiarla. Sul lato B c’era “Zuma” album del ’75 di Neil Young, uno che non avevo mai sentito nominare nemmeno per sbaglio, ma siccome mio zio mi aveva regalato una decina di Denon da 90 min. (preistoria della pirateria…) decisi di doppiarmi anche quello.
Il primo ascolto fu piuttosto traumatico: certi echi country e la voce da coyote sfiatato del giovane Nello mi sembravano un po’ buffi, ma, non so perché, perseverai nell’ascolto. Arrivarono così pezzi potenti come “Danger Bird” e “Barstool Blues” che cominciarono a farmi entrare nel giusto mood e poi… “Cortez The Killer”! Che canzone meravigliosa, mi ha cambiato la pubertà musicale e la chitarra e la voce (fateci caso, il timbro suona uguale oggi come ieri, a 20 come a 60 anni) di Neil Young sono diventati familiari, tanto che ancora oggi compro i suoi album in negozio e non in formato digitale, per non rinunciare a packaging e note varie.
http://www.youtube.com/watch?v=6GDIkb5CDUY
Non potevo dunque esimermi quando, poche settimane fa, è uscita l’autobiografia di Young “Waging heavy peace” (letteralmente è una cosa tipo “perseguendo una grande pace”), tradotta da noialtri con “Il sogno di un hippy”, che con l’originale non c’entra una fava, ma rende bene l’idea del contenuto. Infatti il libro è scritto in tono estremamente colloquiale, come fosse una chiacchierata tra te e il rocker canedese che, alla faccia dei 65 anni, usa intercalare ed esclamazioni tipicamente hippy-giovanilistiche, tipo “mitico”, “grande”, “merda” e frasi del genere “merda, è stato un fottutissimo casino!”. Insomma, roba bella.
Niente a che spartire con la presunta e presuntuosa autobiografia di Bob Dylan, che sarebbe più corretto definire una raccolta di racconti, scelti appositamente dall’autore per farsi conoscere il meno possibile.
Neil Young è un rocker, un collezionista di auto e di trenini elettrici, un ambientalista, un antesignano di bob aggiustatutto, un mostruoso conoscitore del suono, un inventore. Ma è soprattutto un hippy. E siccome si nutre di alimenti sani, che è anche l’argomento di questa recensione, ho deciso di svilupparla in tono hippy.
Insomma, sono stato da un naturopata, per provare un qualche antidoto alle allergie che non comprendesse gli antistamici, che mi intontiscono da morire, rendendomi soggetto a rischio colpo di sonno. E questo è un fottutissimo problema.
Entro in questo studio tutto canapa e legni e subito percepisco una grande energia (non l’ho percepita affatto, ma è una recensione hippy). Lo sciamano mi chiede un po’ di genesi delle allergie e la mia alimentazione base, poi mi fa stendere su un lettino e comincia a manipolarmi, per capire attraverso l’associazione tra muscoli e organi interni cosa ci sia che non va. Credo mi abbia anche aperto dei chakra, ma non ne sono sicuro, perché non ho idea di cosa siano.
Il responso è agghiacciante: ho abusato di cereali e fibre, graffiandomi l’intestino. Bisogna rimetterlo in sesto ed ecco pronta una dieta ad hoc: per 40 giorni (sono tantissimi e sono solo a metà) posso mangiare solo riso, pesce, pollo e tacchino, soia, uova, carote, zucchine e finocchio, mele e pere, olio. Niente zucchero, niente lieviti, niente farine, niente carni rosse, niente cereali e derivati, niente latticini vaccini. Ovvero niente dolci, niente gelati, niente birra, niente pizza, niente hamburger, nessun tipo di cibo integrale, no yogurt e formaggi di mucca.
I primi due giorni me la vedo malissimo, anche perché devo portarmi il pranzo al lavoro (di norma ho la mensa) e preparare, due volte su tre, un pasto diverso per le mie donne. Cristo Santo, uno sbattimento!
Ma avendo deciso di ascoltare il mio corpo e di seguire la strada della virtù alimentare, non solo tengo botta ma comincio ad ingegnarmi.
Dunque, se posso mangiare il riso, allora posso usare tutti i suoi derivati: pasta di riso, farina di riso e malto di riso. Dottore posso? Sì, puoi.
Questo cambia tutto, perché con farina e malto posso fare muffin, pancakes, biscotti, plumcake dolci e salati e addirittura la piada!
In due settimane sono diventato un artista del cibo sano e, sinceramente, anche a dieta finita continuerò, ad esempio, a sostituire il lievito per dolci con gli albumi montati a neve, che rendono intatta la morbidezza e non fermentano dopo nei miei visceri già minati. Ho perso due kg i primi due giorni solo di gas…
C’è però un problema, il solito: farina di riso e malto costano un botto e, se ci aggiungiamo costo della visita e dei velenosi intrugli che devo ingurgitare per aggiustare l’intestino, si rischia il tracollo finanziario.
Diciamolo subito, sul malto niente da fare, non si trova low cost e si viaggia sui 7€ per 900 gr. E’ l’angusta strada verso la catarsi, demoni che si palesano per fermare il cammino dell’asceta.
La farina di riso, invece, c’è, lì bel bella sugli scaffali del discount più di nicchia che ci sia, il mitico Tuodì.
C’è tanto amore sugli scaffali del Tuodì.
Rapida comparazione: mezzo kg. di farina di riso bio, preso al negozio bio, costa più di tre euro; quella bio che vende la coop costa 1,20 €, ma per 250 gr.(la stessa si trova anche al Tuodì ma a 1,05 €…).
E quella del Tuodì? 0,99 € la confezione da mezzo kg!
Ok, non è bio e si vede ad occhio nudo qualche lieve impurità (ovvero microscopici frammenti di guscio), ma solo perché siam qui a spaccare il capello in quattro. L’ho usata per tutte le golosità elencate sopra ed il risultato è stato eccellente: i muffin, per esempio, vengono morbidissimi e leggerissimi, roba da far impallidire la cottura al vapore di Antonio Banderas, e anche la piada di riso ha un suo inspiegabile perché.
Oh, che poi al momento non ho avuto nessun miglioramento sul fronte allergico, ma è ancora presto per trarre conclusioni: la natura deve fare il suo corso.