Soya Life: le polpette di soia tra acronimi, OGM e DIY.
Nome: Soya Life
Dove: Penny Market
Costo: 1,99 € (per dieci purpette)
Giudizio: 3/5
Il Penny Market sta diventando il mio discount preferito per tutta una serie di ragioni. Intanto è molto vicino a casa mia e poi è inserito in una struttura a sviluppo orizzontale ed esplicito (e non occlusivo e centripeto come i centri commerciali) che include – pur lasciando la loro autonomia ed indipendenza – un negozio gigante di abbigliamento gestito da cinesi, un negozio “Acqua&Sapone” con tutte le robe per l’igiene della casa e della persona, un Arca Planet con tutte le robe per nutrire, viziare, antipulciare le bestiole di casa.
Se fosse per me, nella vita, io non avrei bisogno di altro. Cibo, birra, vestiti low-cost e di dubbio gusto. Un’ampia scelta di cosmesi (sono più vanitosa di quanto possa sembrare, perché mescolo sapientemente cura del corpo e sciatteria per fuggire l’affettazione, come un ballerino provetto che non deve far vedere che conta i passi)… dicevo, cosmetici biologici, semi-professionali, non sperimentati sulle bestiole tipo. Ed un’infinita scelta paralizzante di crocchini per gatti anziani (per il vecchio Asma che non li digerisce più tanto e soffre di acne), bastoncini di pregiatissima droga maleodorante per la meravigliosa Ume (solo il meglio per lei!) e container di sabbia per quello sciocchino ritardato autistico di Cicci (che entra nella lettiera, ma lascia il culo fuori e lì piscia sul pavimento).
Insomma io adoro i miei gattini e gli animali tutti, tranne quelli che mi fanno schifo (ognuno ha le sue preferenze) e quindi non ci vedo niente di male se, per l’amor che provo per le bestiole, mi tocca mangiare cose semanticamente tristi come il finto-tonno vegan o le polpette di seitan. Che ognuno mangi quello che vuole e non ne faccia una bandiera dico io. Ecco allora che mi trovo a recensire delle polpette di soja del Penny Market. Che mia madre – antagonista e disobbediente di tutto ciò che è industriale-surgelato-artificiale (tipo che mi cucinava pure gli omogeneizzati e guardate un po’ cosa le è toccato! Una figlia che tiene un blog e scrive di birre spuzze e scatole di fagioli giganti) – mia madre… dicevo… mi ha sempre sconsigliato di comprare polpette già pronte, sia al supermercato che al ristorante, perché dice che ci mettono gli scarti. E c’ha ragione perché quando lavoravo in un pub scozzese (con tanto di kilt), una mia collega polacca mi ha detto che lavorava pure per un ristorante della mia città e che per fare il ragù, usavano gli scarti e gli ossi avanzati nei piatti dei clienti. E chi è originario dei Paesi dell’ex blocco sovietico non mente mai.
Ma tornando alle polpette di soia o soja o soya…. Gnucche. Maledettamente gnucche. Farei il possibile – mentirei se necessario – per parlar bene di queste polpette ma le ho fatte saltare in padella, le ho fritte e le ho fatte in umido, ma il risultato più o meno è sempre quello. Sono gnucche. In umido non sono malaccio! Neanche saltate in padella o fritte, eh! Sono buone, saporite e molto kawaii, però hanno questa gnucchevolezza indefessa che è indifendibile. La cosa è… o friggerle, tagliarle in due e saturarle di limone o salse varie oppure sfiancarle di bollore in mezzo ad un paio di dita di salsa di pomodoro e qualche foglia di basilico!
E questo è quanto.
OUTRO: Del mistero della marca Soya Life che un tempo era Vivera (secondo me).
In passato ho recensito i prodotti Vivera. I buonissimi burger (si chiamano così perché si tratta di qualcosa macinato e assemblato e schiacciato. Punto.) nella variante veg e vege che sono molto molto molto buoni!
La confezione è la stessa – quell’inconfondibile vaschetta verde pisello – e il burger pure. Scopro che Vivera e Soya Life, insieme al cuginetto Soya-Nat vengono tutti distribuiti da Atlante Srl e che sono prodotte in Olanda. E scopro che l’Olanda è uno dei pochi Paesi europei pro-OGM. Con questo non voglio dire che sono sicura al 100% che la soia dei prodotti Soya Life sia OGM, ma non posso neanche giurin-giurettare il contrario. Diciamo che se non fosse OGM forse lo indicherebbero, ecco.
Il costo è di 1,99 euri.
Il mio giudizio globale, morale, finale? Che è sempre e comunque meglio cucinare (e c’ha ragione mia madre, nume tutelare dell’autoproduzione) partendo da ingredienti il meno lavorati-raffinati possibile. Che non è così difficile, dai. Non ci credo che siete così oberati di lavoro, hobby, cene, concerti, riunioni assemblee, cani e merde di cane (cit.), cineforum, vernissage, presidi, stesure di volantini e conferenze da non aver tempo di farvi da mangiare. E, diamine, che l’ottica D.I.Y. parta dalle nostre cucine insorgenti. Evviva l’orto! Evviva la libertà!