La scelta del nero, la guerra ai colori e le cuffie SILVERCREST
Nome: SILVERCREST
Dove: Lidl
Costo 12,90
Giudizio: 3,5 / 5
Quando sarà manifesta la Terza Guerra Mondiale – ed è questione di una manciata di anni – io so già con chi mi alleerò. E non mi importa cosa deciderà il governo italiano. Se mi daranno della traditrice della patria, se dovrò vivere in clandestinità o abbandonare i miei gattini. Io so di per certo che starò dalla parte dei cinesi.
A tale scopo sono persino pronta a tingermi i capelli di nero, stirarmeli con la piastra ogni dì e mettermi dello scotch sulle tempie per avere gli occhi allungati… anche se gli anni e i crucci della vita mi stanno facendo franare le palpebre sugli occhi che stanno già acquisendo naturalmente l’elegante forma di una mandorla. Lo dico perché io coi cinesi ci vado un sacco d’accordo. Sono una persona parsimoniosa – non avara – e impavida. Da anni ormai mi faccio fare i capelli dai cinesi, mi faccio mettere lo smalto semi-permanente e compro calze improponibili nella grandi mall cinesi (quei posti che vendono dalle cartine, ai vestiti per lap dance fino agli scopini del cesso).
Mi piace rischiare. Mi piace ordinare piatti che non capisco cosa siano e – come la roulette russa – sperare che non ci siano bestiole dentro. Io avviso sempre. Loro mi rassicurano ed io decido di fidarmi.
Mi piacciono i cinesi perché si fanno fondamentalmente i fattacci propri. Incredibile è stata dunque la mia sorpresa quando, in due differenti occasioni, mi è stato chiesto dai cinesi perché mi vesto sempre di nero. Questa cosa doveva averli veramente colpiti se hanno superato la barriera della loro proverbiale discrezione per rivolgermi una domanda così personale.
La prima volta ero a cena con amici e ci hanno chiesto quale fosse il nostro lavoro; pensavano che, indossare magliette nere di gruppi e pantaloni o leggins neri, fosse una scelta obbligata da un potere superiore. Una divisa, insomma.
La seconda volta è successo qualche giorno fa, quando – amareggiata dal mancato rinnovo di un contratto lavorativo, dopo due settimane in pigiama (maglietta nera di un gruppo e leggins slabbrati e smolli che non metto più) a guardare film, fumare sigarette, abbracciata ai gattini – ho pensato che dovevo reagire. Ho fatto quello che fanno alcune donne, poiché sono una donna checché se ne dica, in questi casi e cioè andare dal parrucchiere, farmi fare la ceretta (da un’estetista pudica che non si è spinta nei meandri del perineo ed io per pudore non glielo chiesi. Maledetta zona-tabù che sorge tra la vagina e l’ano) e comprarmi un completino intimo tanto scomodo quanto audace. Intanto che ero lì a farmi i colpi di sole e guardavo l’economico tariffario (frutto sicuramente di cose brutte e schiavitù e prodotti scadenti e siringhe infette al parchetto e funghi ai piedi presi in piscina e tutta una serie di brutture immonde…) ho deciso di concedermi una manicure ed uno smalto semi-permanente. Il campionario offriva tutta una serie di nuance sbrillantinose e il nero. Di avere le unghie da pornodiva della Digital Playgound non ne avevo mezza… Indi per cui: NERO!
“Borsa nera, giacca nera, pantaloni neri, maglietta nera, unghie nere. Ti piace il nero.”
“Sì, futuro alleato. Mi piace il nero” Dissi.
Capirete ordunque il mio dilemma interiore quando alla Lidl c’erano in offerta le cuffie SILVERCREST in colori che manco l’arcobaleno che si veste da drag queen per andare al Gay Pride in California. Ma erano cuffie, ed erano in offerta, erano SILVERCREST ed erano alla Lidl! A quei tempi avevo un lavoro e spesso e sovente passavo il weekend in giro per il mondo a suonare, indi per cui chiamai mia madre e le dissi: “Mamma! Se vai a fare la spesa mi compri le cuffie SILVERCREST in offerta alla Lidl. Viola, mamma. Le voglio viola. O al massimo rosse. Ma no al verde, arancione e men che meno il blu”. Perché dovete sapere che ho una profonda antipatia per il blu. Odio il blu. Per non parlare dell’azzurro. Il verde mi ricorda la Lega Nord e i jiadhisti. L’arancione è troppo fricchettone rastafariano spiaggia piedi nudi e musica di merda. E così fu che mia madre mi comprò le cuffie viola… ma…. ma… aprendo la confezione – con estremo orrore – mi accorsi che non erano davvero viola, ma una sorta di blu ambiguo e fascista. Ed è per questo che odio i colori. Sempre pronti a deluderti, tradirti, a non essere quello che dicono di essere, a sbiadire, ingannare…
Ma senza cuffie non posso vivere. E comunque le cuffie SILVERCREST pompano di brutto. Hanno pure il filo in tessuto a prova di gatti. Ho la casa piena di cuffie dai cavi monchi sgranocchiati da gatti (insieme a caricatori del telefono e altri gadget tennologici – i gatti sono primitivisti). Detto ciò, nella mia mise total black, queste benedette cuffie con il loro cavo a prova di gatti spiccano come un digossino in un corteo di provincia. Ma è un bene in fondo…
Almeno non mi rompete più la minchia perché mi vesto tutta di nero. Voi, i vostri colori, le vostre lavatrici pianificate, il vostro bisogno di sapere come abbinare i vestiti alle sette del mattino, le vostre scarpe marroni che non stanno bene coi pantaloni blu e il vostro “ho comprato una pashmina avorio che sta da dio col cardigan pesca”. Puppate. Puppate forte. Evviva i cinesi, il nero e il perineo!
Fine Prima Parte.
p.s. Ricordare la frase “sono impavida”. Perché da qui partirà la seconda parte in cui spiego perché, in caso di conflitto mondiale, sono necessarie le cuffie SILVERCREST.