Nei meandri della psiche con il GAZPACHO surrealista
Nome: Gazpacho Bangor
Origine: Spagna
Costo: 3,19 €
Dove: ALDI – Suisse
Giudizio: 5/5
L’eclisse è una cosa bellissima: ti fa sentire parte dell’universo, ti risveglia i sensi nei confronti della natura e del cosmo, ti rende uguale a tutti gli altri che, nello stesso momento alzano il nasino all’insù e guardano nella stessa direzione in cui stai guardando anche tu.
Era l’11 agosto del 1999 quando la pluri-sponsorizzata “ultima eclissi del millennio” portò me e il mio ex-ragazzo in armonia col mondo, vicini al cosmo e a tutti gli astri del sistema solare. Eravamo in Spagna, a Cadaques, un posto bellissimo che ha ispirato anche Salvador Dalì.
Non so di preciso che ora fosse, ma era l’ora di pranzo più o meno, e io stavo seduta ad un tavolino vicino al mare con davanti uno splendido piatto di gazpacho.
Mi piaceva già prima della vacanza e dell’eclissi, il gazpacho, ma da quel momento mi è sempre piaciuto di più: le celeberrime questioni sentimentali legate al cibo e ai ricordi, quelle parti periferiche del cervello che ammucchiano cose che non hai elaborato del tutto. Che meraviglia. Peace and love.
Passano 12 anni, un paio di fidanzati, e mi ritrovo in una afosissima giornata ticinese, alle prese con la mia bulimia da perlustrazione del territorio. Decido di andare in avanscoperta di un discount che ha rubato il cuore a tutti gli autoctoni mangia formaggio.
Va beh, prendo atto: non so chi sta copiando chi, ma di certo uno dei due non me la racconta giusta.
Nella sopracitata corsia delle minchiate in offertissima, trovo lei. Reginetta tra i prodotti, una splendida bottiglia di gazpacho dall’aspetto meraviglioso.
I miei sentimenti nostalgici e “peace and love” prendono il sopravvento su tutto e le mie braccia si allungano verso la bottiglia in un gesto di amore sincero. Presa. “Carlotta non puoi bere a canna – ok – portalo a casa”. È mia.
La recensione presuppone un certo distacco dal prodotto, e anche un po’ di spirito critico. Non assicuro nulla di tutto ciò, sono una persona sensibile ed emotiva. In più, qui torna a galla Dalì e il surrealismo: tutta la storia dell’automatismo psichico, roba inconscia che parte e va da sola.
Appunto: il mio amore viscerale per il gazpacho ha vinto su tutto. È buono, buonissimo, media consistenza (ottimale da cucchiaio), fresco, speziatino, se avesse una pubblicità in tv sarebbe un’immagine a rallenty con il raggio di sole che scalda e fa maturare i pomodori della Spagna. Perché, oltretutto, il nostro beneamato gazpacho non viene dalla Germania o dalla Romania, ma per davvero da Murcia in Spagna! Benedetto sia Aldi! Un litro intero di piacere da servire agli amici direttamente nel piatto dalla bottiglia di vetro con la fotografia di quegli invitanti cetrioli, peperoni, pomodori…
Meno di 3 euro e 20 centesimi, 3.99 franchi, ma non azzardatevi a dire che costa tanto: è una delizia di quelle vere.
Ho deciso che da oggi e fino alla prossima eclissi totale di sole, nella mia cucina, la bottiglia di Gazpacho Bandor resterà in esposizione, accanto alla “Interpretazione dei sogni” di Freud che non ho mai finito di leggere.
D.O.D CONSIGLIA