Conoscevo questa tizia che diceva di essere bravissima a fare i frollini vegan. Mi parlava solo di quello perché non è che avessimo molto in comune. Mi parlava solo dei suoi biscotti senza zuccheri e gluten free e senza grassi, dando per scontato che togliere qualcosa voglia dire togliere tutto. Dopo mesi finalmente ho avuto modo di appurare, come sospettavo, che non sapevano di nulla ed erano anche discutibili al palato ma che avevano quel buon retrogusto tipico della scorza di limone dei dolci fatti con le proprie manine e con un certo livello di coinvolgimento. E quindi tanti cuori.
Quando ho mangiato queste palline di tofu, l’ho fatto con la stessa aspettativa di quei frollini Vegan perché avevo preventivato di mangiarle qualche settimana fa, ma non avevo voglia di accendere il forno e per una volta volevo seguire le regole che suggeriscono per l’appunto di cuocerle per 15-17 minuti in forno.
Ho atteso la giusta occasione dunque, ho rispettato le regole e mi aspettavo una ricompensa, dunque. Come i dolci fatti bene che esigono il rispetto delle regole ed un po’ di scorza di limone.
Ora io vorrei capire però perché queste palle di tofu a base di tofu per il 56% e olio di colza e olio di cocco, sappiano esattamente come quei frollini Vegan a base di farina di carrube e acqua del rubinetto che, al posto della scorza di limone, sono stati inzuppati nel liquido alla citronella delle torce anti zanzare che si usano durante gli happy hour in estate nei bar con affaccio sulla strada statale. C’è dentro effettivamente la citronella e il fottuto coriandolo in ogni caso.