La favola ignorante del Natale.
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Odio il Natale. Credo di averlo detto e scritto un sacco di volte. Quindi, se immaginate possa prendervi la nausea a causa del mio ribadirlo, beh, vi consiglio di saltare a piè pari l’introduzione di questa recensione e di andare direttamente alla scheda tecnica della Birra Ignorante in questione. Fatta questa doverosa premessa, voglio dire che sì, che odio il Natale. In tutte le sue forme. Le ragioni sono molteplici. La ressa nei supermercati, ipermercati, discount e chi più ne ha più ne metta. La foga da spesa compulsiva che avvolge le persone. Quella bavetta malvagia che scivola giù dalle labbra dei clienti-zombie intenti a scegliere la confezione di besciamella tarocca per la pasta al forno del pranzo di Natale. Il fastidio endemico che coglie chiunque si aggiri per le corsie del supermercato. E poi, sopra ogni cosa, il finto buonismo natalizio. Quello degli auguri ai commessi o alle cassiere, per intenderci. Quello della battuta simpatica e spigliata, mentre ci si accinge a pagare una spesa da due euro e dodici centesimi giusto mezzo secondo prima che chiudano le strutture commerciali. Incuranti se i malcapitati lavoratori non hanno alcuna colpa del fatto che lo stronzo di turno (cioè il cliente) si sia dimenticato l’“indispensabile” confezione di sciroppo d’acero canadese made in Bulgaria. Ingrediente irrinunciabile per qualsivoglia ricetta della tradizione natalizia italiana.
Perché sì, perché col cazzo che a Natale si è tutti più buoni! A Natale si è tutti più stronzi, malvagi e, sotto sotto, ipocriti. Potrei perdere righe e righe di riflessioni socio-antropologiche per spiegare come tutto ciò trovi la sua origine nel consumismo occidentale che, in maniera nemmeno troppo velata, ha soppiantato le tradizioni di una volta. Sarebbero, però, righe sprecate. Perché, in un certo senso, sono sicuro che chiunque si appresti a leggere una recensione di una Birra Ignorante, queste cose le conosca benissimo. E che, nel suo intimo, vorrebbe bloccare tutti i discount di paese e andare a farsi una cassa di Hollerbraü natalizia con commessi, cassiere, magazzinieri e dipendenti vari. Così da ringraziarli sentitamente del fatto che, anche quest’anno, hanno contribuito al suo alcolismo ignorante. Le cose, però, vanno così. E vanno male. E a Natale la gente è quanto di più insopportabile possa esistere e, parafrasando il vecchio Hank, bisogna bere per sopportare la loro compagnia. Litri su litri di Birre e alcolici ignoranti: tanto da sommergere tutte le cattive volontà natalizie e abbandonarsi a un anestetizzante stato di ebrezza alcolica costante. Una sorta di coma farmacologico indotto, tanto per intendersi. Un rimedio a tutti gli effetti collaterali che il Natale, inevitabilmente, porta con sé.
Va detto che, ovviamente, non sono un disfattista tout court. Natale è anche un momento di condivisione. Un frangente in cui rivedere vecchi amici, scambiarsi pacche sulle spalle, offrire grappe invecchiate, scroccare giri di sambuca al bar di paese e chi più ne ha più ne metta. Perché ogni cosa ha il suo rovescio della medaglia e, una volta declinate le negatività (un po’ come nella commedia greca), si può anche passare agli aspetti positivi che il Natale, senza ombra di dubbio, porta con sé. Cassati il pranzo natalizio in famiglia, la tombolata assassina (con le nonne che segherebbero giugulari altrui con i coltelli di plastica per un ambo sbagliato), la musica degli Wham, i regali di Babbo Natale e la presa di coscienza dell’inesistenza del medesimo, uno dei motivi migliori per godere del Natale è il fustino da 5 litri dell’ignorantissima birra Brauperle!
Attenzione, ho detto Brauperle, made in Dpiù, mica la mitologica Perlenbacher made in LIDL! Perché sì, perché i mastri birrignoranteschi non devono avere tutta questa grande fantasia nel cercare nomi ed etichette (vedasi le infinite declinazioni delle weizen ignoranti), preferendo cambiare l’ordine dei fattori per mantenere costante la dose di ignoranza che vogliono propinare con le loro birre. Vere e proprie perle natalizie da scoprire e centellinare con la delicatezza di un caterpillar e la sbruffonaggine di un bassista alla Sid Vicious che vorrebbe fare cover di Jaco Pastorius. Il tutto con l’amplificatore scollegato, ça va sans dire, ché altrimenti sarebbe troppo semplice. E vuoi ben mettere andar giù di slap e tapping con la bocca a simulare l’effetto ampli, piuttosto che cimentarsi realmente con corde, note e strumenti? Ciò detto, Natale è Natale soprattutto per il fustino da 5 litri di Brauperle in offerta al Dpiù! Con un imponente sconto del 15% che, da 7,50 euro, lo porta a poco più di sei euro. Per un rapporto euro/litro di poco superiore alla soglia psicologico-ignorantesca dell’1 a 1. Insomma, manna dal cielo. E Manna Ignorante, poche storie.
La leggenda vuole che i mastri birrignoranteschi di Casa Brauperle (una specie di Mulino Bianco, per intenderci, ma con Birra Ignorante al posto della farina e senza Antonio Banderas e la gallina Rosita), stufi della concorrenza di quel capitalista con barba bianca e cappello rosso che risponde al nome di Babbo Natale (e che presta il suo faccione rubizzo solamente a marchi arcinoti e discretamente fascistelli), avessero tentato di sovvertire le tradizioni natalizie inventando una versione alcolizzata di suddetto vegliardo. Nacque così Babbo Brauperle, un ex-militante anarchico individualista dalla barba ingiallita a forza di sigari, la fiatella birrignorantesca, e con un’Ape Cross truccata al posto della ben più canonica slitta con le renne (assunte dal vegliardo di cui sopra a progetto, per altro…). Caratteristica precipua di Babbo Brauperle era quella di non rispondere alle letterine dei bimbiminkia desiderosi dell’ultimo modello di Playstation o smartphone, bensì di accontentare solamente i desideri dei Bevitori Ignoranti desiderosi di birra. I quali, molto democraticamente, venivano ricompensati con un bel fustino da 5 litri di Brauperle. Va subito detto che il piano dei mastri birrignoranteschi era geniale: un antagonista alcolizzato di Babbo Natale non poteva certamente fallire nel suo intento di convertire alle Birre Ignoranti coloro i quali dedicavano la sera di Natale a bottiglie di Blues cola o Happyfresh cola senza caffeina. Tuttavia, anche i piani più perfetti sono passibili di crollare sotto il peso delle varianti. Tanto più se queste varianti sono di natura etilica.
Babbo Brauperle iniziò quindi a distribuire fusti su fusti di birra con la sua Ape Cross, salvo però farsi una lattina di Birra Ignorante a ogni casa visitata (va da sé che ogni buon Bevitore Ignorante tiene sempre in casa delle lattine per la sete compulsiva della notte di Natale!). E fu tutto un fiorire di Finkbraü, Apostelbraü, Valentin’s, Veltins, Birra Dana, Birra Mastro, birra di qua e birra di là, che dio solo sa quanti litri di Birra Ignorante il buon Babbo Brauperle ingurgitò. Inutile dire come l’equazione alcol, notte di Natale e Ape Cross non fosse delle migliori, così il caro vecchio Babbo Brauperle finì fuori strada alla ventesima consegna. Spiattellando la sua Ape Cross ricolma di fusti di Brauperle contro una montagnola di neve nerastra ammassata al bordo della strada dagli operosi spalaneve di Casa Brauperle. Perché sì, perché le venti consegne di Babbo Brauperle si erano tutte svolte nel comprensorio della sua medesima abitazione, non permettendo così al mondo intero di conoscere i suoi meravigliosi poteri alcolico-taumaturgici. Infossato tra la neve sporca e nera, zuppo d’acqua e tutto intirizzito, Babbo Brauperle si accese un sigaro, intonò una vecchia canzone di Piero Ciampi e si attaccò a garganella al fusto di Brauperle.
Fu proprio in quello stato che, il mattino seguente, lo trovarono i mastri birrignoranteschi di Casa Brauperle: gonfio di birra come una zampognna, lieto come un bambino alle giostre, incosciente come un Casanova che non vuole smetterla di pigliarsi ceffoni in faccia. Inutile dire che l’esperimento non venne riproposto. Babbo Brauperle venne liquidato con abbondanti fusti di Brauperle e con tanti saluti all’Ape Cross truccata. Ritornò, quindi, alla sua ostinata e contraria esistenza anarchica, consapevole di aver donato, almeno per un quarto d’ora, un Natale migliore. Che lo avesse fatto solamente a se stesso, beh, poco importava: l’anarchia è l’ordine senza il potere. E l’ordine insito al consumo delle Birre Ignoranti è tautologicamente ignorante. Va da sé che la negazione stessa del potere non potesse essere troppo diversa.
Per quanto concerne la scheda tecnica, la Brauperle è una pils tedesca dall’alto tasso d’ignoranza. Ignoranza positiva, però. Ha 4,8° alcolici, e si trova al Dpiù in fustini da 5 litri. Va lasciata raffreddare almeno per un giorno, così da favorire lo “spinaggio” che, altrimenti, produrrebbe un eccesso di schiuma e, conseguentemente, spreco birrignorantesco. A tale proposito va sottolineato come la tecnologia di Casa Brauperle abbia fatto sì che la quantità di schiuma prodotta fosse davvero minima rispetto a quella prodotta dai fustini dei colossi della grande distribuzione organizzata. Il segreto della Brauperle, infatti, è la semplicità, garantita da una spina essenziale e da uno “sfiatatoio” superiore di perfetta e invidiabile tecnologia teutonica. Altro che meccanica di precisione e cazzi e mazzi: fusti da Brauperle tutta la vita. Opere ingegneristiche degne di nota, invidiate da parte di tutti i produttori di fustini di birra. Ciclicamente, durante il periodo natalizio, la Brauperle va in promozione, così che il prezzo si fa davvero irrisorio. Sfiorando i limiti dell’umana decenza per chi, visto un fustino di Brauperle sullo scaffale del discount, decide di optare per una confezione da sei si succhi Puureland alla pera. La Brauperle è la risposta a tutti i natali che non vorremmo mai vivere, la soluzione alle domande esistenziali che non ci vorremmo mai porre. La panacea a tutte le paranoie del giorno dopo quando, ancora strafatti sul letto, ci accorgiamo che la nostra auto non si trova nel garage e che, colmo dei colmi, nemmeno il garage è dove dovrebbe essere. Perché, più semplicemente, non siamo a casa, bensì schiantati contro un cumulo di neve nera e zuppa di fumi industriali che, per delirio e post-sbronza, abbiamo identificato sotto il concetto di “letto”.
Allora, amici cari, la soluzione è una e una soltanto, e passa attraverso le sagge parole del caro vecchio Piero Ciampi: “per vederci un poco chiaro, bevo un litro molto amaro.”
Se poi i litri sono cinque, e sono della sopracitata e ignorantissima Brauperle, beh, qui non si giungerà nemmeno alla chiarezza. Bensì alla vera e propria illuminazione. All’apertura del mitologico ottavo chakra.
Natale è finito. Il fusto di Brauperle è finito. Le canzoni degli Wham non sono più in heavy-rotation. L’ignoranza regna sovrana.
Everything in its right place.